É un dato di fatto: sto invecchiando.
Al supermercato mi chiamano Signora. A volte mi danno del lei. Mia figlia, che ha otto anni, comincia a dirmi che non capisco niente e ha smesso di chiedermi cosa ne penso dei suoi outfit. Ho decisamente troppi capelli bianchi e devo togliermi gli occhiali quando guardo il telefono perchè da vicino tutto diventa offuscato, confuso.
E non amo le cose troppo complesse. La confusione mi irrita, nella vita come nel design.
Ebbene sì, sono una UI Designer all’antica e lo confesso: io queste nuove tendenze non le capisco. Trovo interessanti le soluzioni che mi colpiscono per l’originalità, ma NON se queste devono compromettere l’usabilità.
Uno dei trend che osservo spesso è l’animazione del cursore del mouse: un cerchio colorato che segue il cursore mentre mi sposto nella pagina. Ipotizzo che l’utilità dovrebbe essere quella di capire facilmente dove mi trovo e dove sto andando ma di fatto mi sento perseguitata, forse a causa delle tante partite di pac-man giocate in gioventú.
Poi, come i pantaloni a zampa che sovente tornano di moda, ecco che in moltissimi siti vedo spuntare di nuovo le pagine di intro. Icone di caricamento, barre di progresso, musiche di sfondo e pulsanti “Entra” e “Clicca qui per accedere” in mezzo alla pagina.
Ricordo ancora la fatica fatta a convincere i clienti, in quelle lunghe discussioni: “ma no, la pagina di intro non serve, gli studi dimostrano che gli utenti la trovano noiosa, tendono ad abbandonare il sito, davvero.. Come dici? una musica di sfondo? No no, lasciamo perdere…”
Sono passati quindici anni e mi ritrovo al punto di partenza. Mi sento un po’ demotivata.
Poi c’è la questione delle animazioni. Io capisco che siamo nell’epoca della realtà aumentata e che static is boring, chi si ferma è perduto.
Ma nell’user interface design l’animazione non dovrebbe essere semantica? Avere un significato, accompagnare l’utente e rendere l’interazione più fluida, più semplice?
Il sito della pasticceria Adami è accattivante e le animazioni contribuiscono a renderlo moderno. Sull’estetica niente da eccepire, chapeau.
Ma è un sito usabile? È un sito che l’utente medio è capace di comprendere e utilizzare?
Proviamolo subito.
Sono un utente medio e:
- Vorrei contattare la pasticceria per prenotare dei dolci per la comunione di mia figlia;
- Vorrei sapere gli orari della pasticceria e se la domenica è aperta;
- Vorrei sapere l’indirizzo della pasticceria e come raggiungerla;
- Vorrei sapere quali prodotti tipici/artigianali produce;
- Vorrei vedere qualche foto del locale prima di invitare una vecchia amica a prendersi un tè con me;
La mia esperienza utente (l’user journey) è:
- Entro nel sito e mi trovo in una schermata nero con il logo della pasticceria, una citazione di Proust e un pulsante Entra. Il pulsante è solo testuale, minimal, visibile ma non prominente nella pagina. Per chi ha una certa età o non è avvezzo al web potrebbe essere difficile da localizzare. Una buona soluzione per chi vuole utilizzare pagine di Intro è di ispirarsi ai trend del mobile design e di fare in modo che il passaggio dalla pagina di intro alla pagina successiva avvenga in automatico, senza richiedere un click all’utente.
- Dopo aver cliccato su Entra parte una musica in background e mi ritrovo in una schermata con un video che mostra due uomini che passeggiano in riva al fiume. Il testo al centro della pagina dice “Episodio Uno, Unione” e sotto “U-nio-ne”, lo spelling della parola Unione. Ho un attimo di perplessità perché non capisco il contesto, cosa sto guardando. Non capisco se sono entrata nel sito di una pasticceria.
- Clicco sull’azione più visibile, il pulsante circolare con scritto “Play” e mi trovo un altro video, con gli stessi uomini della schermata precedente, che camminano su una pista pedonale/ciclabile per poi arrivare in un parco/boschetto. Lo zaino e l’ambientazione mi fanno pensare alle escursioni in campagna.
- Cerco di capire come muovermi all’interno di questo sito e clicco su “Menu” che di solito rappresenta la scappatoia tipica di chi cerca informazioni in una pagina web. Si apre una pagina che contiene tre titoli, “Storie, Manifesto e Journal”. Sono testi originali ma che non mi fanno intuire che cosa troverò nelle rispettive pagine. A destra trovo indirizzo e numero di telefono (con un font ostico da leggere, specialmente nei caratteri numerici), ma lo noto solo quando accedo per la seconda volta nella pagina, perché la mia attenzione – dovuta alla gerarchia della pagina – si concentra sul lato sinistro.
- Clicco su Journal e dopo cinque secondi viene caricata una pagina che ipotizzo dovrebbe contenere foto di instagram ma che per qualche errore non vengono caricate.
- Indecisa su come procedere, torno a cliccare su Menu.
- Questa volta clicco su “Journal”. E mi ritrovo al punto di partenza, alla pagina nera con logo, citazione di Proust e pulsante “Entra”.
- Accedo di nuovo al sito, clicco di nuovo su Menu e provo adesso con “Manifesto”, dove carico una pagina con contenuto testuale a destra che, a naso, non sembra contenere nulla relativo alle informazioni che cerco.
- Clicco su “Contatto” in alto a destra aspettandomi di poter compilare un modulo di contatto e mi si apre la casella di configurazione di posta elettronica: erano anni che non la vedevo!
- Infine scorgo una voce Info in basso ma l’unica cosa che ottengo è il numero di Partita Iva.
Di tutte le informazioni che cercavo ho trovato il numero di telefono e l’indirizzo, in una posizione talmente marginale che in un primo momento non l’avevo notate. Le animazioni del sito mi hanno reso ancor più difficile navigare all’interno delle pagine e mantenere il focus.
Però, come dicevo, magari sono troppo vecchia io.
Ultimo trend che faccio fatica ad accettare è quello del layout “container free”.
Un layout che in alcuni contesti mi fa impazzire (come nelle pagine dei prodotti Apple, che a volte mi guardo con popcorn in mano) ma che in generale mi provoca tanta frustrazione. Certe volte penso: col cavolo, non mi sono studiata tutta la teoria di Gestalt per buttarla nella spazzatura cosi.
Queste immagini posizionate un po’ a destra, e poi a sinistra, e sotto, e sopra, e spazi bianchi di cui non riesco a concepire l’utilità, elementi che si sovrappongono, testi a bordo pagina che sembrano scappare dallo schermo.. niente, è piú forte di me, gnà faccio.
Questi nuovi siti, che trovo comunque belli da vedere, mi mandano in confusione. Non riesco a trovare le informazioni, a seguire e comprendere il flusso della pagina, a concentrarmi sui contenuti.
Forse sono troppo vecchia io, ripeto, ci sta.
Ma ho 34 anni e navigo online da vent’anni.
Che esperienza utente stiamo progettando per chi di anni ne ha cinquanta, sessanta, e comincia a comprare online oggi, con questi lockdown che obbligano all’utilizzo di internet persone che di web sanno poco e niente?
E domanda ancora più scomoda: qual è il compromesso tra bellezza di una interfaccia e la sua usabilità?
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